La miniera di Monteponi puo’ considerarsi una tra le più importanti d’Italia. La sua storia produttiva non si è ancora esaurita, anche se parte dei grandi edifici giacciono in abbandono. Un centro come Monteponi non basava la propria attività industriale esclusivamente sui lavori di estrazione e trattamento ma disponeva di una serie di impianti ausiliari (produzione di acido solforico solfato di rame e minio). L’insediamento minerario di Monteponi si presenta come un disorientato insieme di edifici costruiti in periodi differenti fino a sembrare oggi un unico grande stabilimento. Tra gli edifici più rappresentativi la palazzina Bellavista, simbolo della miniera e del potere economico raggiunto; ospitava il direttore e gli uffici più importanti della società. Gli interni sono stati modificati più volte da varie ristrutturazioni, l’ultima avvenuta di recente con lo scopo di adibire l’edificio ad ospitare mostre e manifestazioni. ll piazzale Bellavista è dominato dalla sobria facciata dell’impianto di “elettrolisi”, processo per il recupero dello zinco. La possente struttura in cemento armato è lunga oltre 170 mt per 70 mt di larghezza, e articolata su due grandi corpi. Sul fianco dell’edificio nei lunghi condotti in acciaio venivano convogliati i residui della lavorazione, costituiti da una fanghiglia rossa, dando luogo a grandi depositi dei Fanghi Rossi simili a montagne di cui ancora si intravedono le assi in legno per il loro contenimento. Proseguendo si raggiunge il nucleo piu antico, dove si vede il pozzo intitolato all’uomo politico Quintino Sella. L’edificio oggi completamente trasformato al suo interno, ospitava le Officine Meccaniche, Le Forge, gli Argani e il primo grande impianto di eduzione. L’altro pozzo è dedicato al Re Vittorio Emanuele. Su una fascia di terreno adibito a giardinetto si erge la statua di Carlo Baudi di Vesme. La fonderia, sorse nel 1894. Questa doveva consentire il recupero del Piombo nei residui delle laverie trattando 20 tonn/giorno. ll problema dei pericolosissimi fumi derivanti dai processi di fusione venne affrontato realizzando un condotto lungo oltre 500 mt. Sfruttando alcuni tratti di antiche gallerie si inerpicava verso gli scavi di is Cungiaus (l’immagine seguente è un affresco presente nel nostro Hotel tratto da una foto d’epoca).